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Nel maggio del 2018 è entrato in fase operativa il progetto di documentazione fotografica del lavoro volontario nel settore del sociale. Al progetto hanno aderito 7 associazioni alle quali sono stati affiancati altrettanti fotografi:

  • Parco del Mulino, struttura alberghiera e di ristorazione gestita da ragazzi down. (fotografa Eleonora Carlesi);
  • Associazione For You A.T.D.R.A, si occupa di autismo (fotografa Yoshiko Murata);
  • Mayor Von Frinzius, si occupa di ragazzi affetti dalla sindrome Down (fotografa Elisa Heush);
  • Associazione Amici della Zizzi, si occupa di affido (fotografa Alessandra Mangione);
  • Associazione Filippide, si occupa di autismo (fotografo Serafino Fasulo);
  • P.A.V (Presenza Amica Volontaria) che si occupa di assistenza anziani nelle RSA e all’interno dell’ospedale. (fotografa Claudia Esposito)
  • IPPOASI e FELIX, accudiscono animali salvati dalla strada, dal mattatoio, dalla malattia e dalla solitudine

A supervisionare il progetto è stato il fotografo Ivo Saglietti che a partire dall’estate 2018, ogni 2 mesi, ha incontrato per due giornate il gruppo di fotografi per un lavoro intensivo di valutazione e analisi degli scatti effettuati, per una riflessione sulla fotografia e per la selezione finale. Il periodo di svolgimento lungo ha permesso ai fotografi di conoscere approfonditamente le realtà da documentate. Tra loro, gli utenti dei servizi e gli operatori si è stabilito un rapporto empatico che ha permesso una documentazione consapevole, lontana da scatti glamour.

Obiettivi

Diffusione dell’operato di realtà importanti per gli equilibri sociali attraverso una mostra ed una pubblicazione.

Ivo Saglietti inizia la propria attività a Torino come cineoperatore, producendo alcuni reportages di tipo politico e sociale. Nel 1975 inizia ad occuparsi di fotografia, lavorando nelle strade e nelle piazze della contestazione e nel 1978 si trasferisce a Parigi. Da qui iniziano i suoi viaggi come reporter-photographe, dapprima con agenzie francesi, in seguito per conto di agenzie americane e per magazines internazionali (Newsweek, Der Spiegel, Time, The New York Times), per i quali “copre” in assignement situazioni di crisi e di conflitto in America Latina, Medio Oriente, Africa e Balcani. Nel 1992 conquista il premio World Press Photo (nella categoria Daily Life, stories) con un servizio su un’epidemia di colera in Perù e nel 1999 la menzione d’onore allo stesso concorso per un reportage sul Kosovo. Nello stesso tempo inizia a lavorare su progetti a lungo termine: “Il Rumore delle Sciabole” (1986-1988), suo primo progetto e libro, documenta la società cilena durante gli ultimi due anni della dittatura militare del Generale Augusto Pinochet. Successivamente si rivolge sempre di più verso progetti di documentazione che gli permettono di affrontare una storia in modo più articolato e meno condizionato dalle esigenze e richieste dei settimanali, come nel reportage che ripercorre la via della tratta degli schiavi dal Benin alle piantagioni di canna da zucchero della Repubblica Dominicana e di Haiti, o come in quello sulle tre malattie che devastano i paesi del terzo mondo – aids, malaria e tubercolosi – realizzati negli anno Novanta e Duemila.
Dal 2000 è membro associato dell’agenzia foto giornalistica tedesca Zeitenspiegen Reportagen, per la quale sta lavorando ad un progetto sulle frontiere nel Mediterraneo e Medio Oriente. A proposito della fotografia di Ivo Saglietti è stato osservato come egli appartenga a quella “nobile schiera” di fotografi per i quali è importante partecipare emotivamente, quasi empaticamente, alla realtà che stanno vivendo, stabilendo con le persone che ritrae un rapporto umano. Ciò che gli preme raccontare è l’uomo e il suo destino. Altri mettono in evidenza la partecipazione alla sofferenza, con discrezione e rispetto, sicché gli scatti che ne derivano non sono quelli di un fotoreporter, ma di un compagno di strada che diventa amico.

Fondazione Laviosa

16 mesi di lavoro, 6 incontri con sette giovani appassionati alla fotografia e ad un progetto sul Volontariato.

Il mio compito è stato di tutor e editor, a volte non facile e in ogni caso faticoso, però mi ha aiutato a capire cose che non immaginavo: il volontariato. Quante persone dedicano parte del loro tempo nel sostenerne altre meno fortunate a cui la vita ha sottratto benessere e gioia, quante famiglie, quante madri e padri vivono giornalmente la fatica di figli difficili. Ed ecco I volontari, che sostengono e condividono le loro fatiche senza riserve e forse con gli stessi sentimenti.

Alessandra, Claudia, Eleonora, Elisa, Francesca, Yoshiko e Serafino: tutte donne meno uno e questa maggioranza femminile è stata un bene, ho apprezzato la loro sensibilità e attenzione e infine nelle loro immagini trovavo sempre un po’ di cuore e umanità. Non te la prendere Serafino, questo vale anche per te.

Con voi del gruppo c’è stata simpatia e amicizia, a volte un po’ di nervosismo, a volte ho dovuto impormi, a volte mi sono anche arrabbiato, vero Francesca? Ma come avrete capito quando si tratta di fotografie divento integralista: le immagini devono essere buone se vogliono servire a qualcosa e alla fine il vostro lavoro è buono, siatene certi, in alcuni momenti intenso e partecipato.

Erano così numerose le foto importanti che mi costava fatica eliminarne e infine il lavoro è diventato monumentale; una quantità forse eccessiva ma necessaria di buone fotografie che sono diventate racconto e nel mio editing per la mostra le ho volute, organizzandone anche la disposizione. Non potranno essere raccolte tutte nella mostra che terrete a Livorno ma nel libro sì, ci saranno e ne andremo fieri.

Grazie di cuore per I momenti passati insieme, per la concentrazione e impegno che avete messo nel vostro lavoro, per i dubbi che avete avuto, grazie per le cene in allegria, per l’attenzione ed il rispetto che mi avete dimostrato.

Ivo Saglietti

Foto dei partecipanti

Fondazione Laviosa